Rapporto delle principali organizzazioni mondiali per le scienze del clima per il Climate Action Summit 2019.
Le principali organizzazioni mondiali per le scienze del clima hanno realizzato in occasione del Climate Action Summit 2019 dell’Onu un nuovo Rapporto che evidenzia l’urgente necessità di sviluppare azioni concrete che arrestino i peggiori effetti del cambiamento climatico: caldo senza precedenti, aumento delle emissioni, innalzamento del livello di mari..
Le parole spese dai leader politici negli ultimi anni di lotta al cambiamento climatico non sono state seguite da azioni efficaci e lo stato attuale del clima mostra una crisi profonda.
Presentato dalla World World Meteorological Organization (Wmo), in occasione del Climate Action Summit dell’Onu che si è svolto a New York, il Rapporto United in Science, che sottolinea l’evidente e crescente divario tra gli obiettivi concordati per affrontare il riscaldamento globale e la realtà.
“Il Rapporto fornisce una valutazione unificata dello stato del nostro sistema terrestre sotto la crescente influenza del cambiamento climatico antropogenico, della risposta dell’umanità fino ad ora e dei cambiamenti di vasta portata che la scienza proietta per il nostro clima globale in futuro”, spiegano gli autori. “I dati scientifici e i risultati presentati rappresentano le informazioni più recenti e autorevoli su questi argomenti”.
Il Rapporto presenta l’andamento delle emissioni e delle concentrazioni dei principali gas serra in atmosfera, evidenzia l’urgenza di fondamentali trasformazioni socio-economiche in settori chiave come l’uso del suolo e l’energia per evitare pericolosi aumenti di temperatura globale con impatti potenzialmente irreversibili. Esamina inoltre gli strumenti a sostegno sia della mitigazione che dell’adattamento, sottolineando l’urgente necessità di sviluppare azioni concrete che arrestino gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici.
Di seguito i principali risultati emersi dal Rapporto:
• Aumento delle temperature. La temperatura media globale nel periodo 2015-2019 è stata la più calda mai registrata. Attualmente si stima che sia di 1,1°Celsius (± 0,1°C) al di sopra del periodo preindustriale (1850-1900).
• Diminuzione del ghiaccio marino e della massa di ghiaccio. L’estensione del ghiaccio marino estivo nell’Artico è diminuita di circa il 12% per decennio nel periodo 1979-2018, con i quattro valori più bassi verificatisi tra il 2015 e il 2019. La quantità di ghiaccio perso annualmente dalla calotta antartica è aumentata di almeno sei volte tra il 1979 e il 2017. La perdita di massa dei ghiacciai per il 2015-2019 è la più alta per ogni periodo quinquennale.
• Innalzamento del livello dei mari, acidificazione dell’acqua marina. Il tasso di aumento del livello medio globale del mare si è accelerato, passando da 3,04 millimetri all’anno (mm/anno) nel periodo 1997-2006 a circa 4 mm/anno nel periodo 2007-2016. Ciò è dovuto all’aumento del tasso di riscaldamento degli oceani e dello scioglimento delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide occidentale. Dall’inizio dell’era industriale si è registrato un aumento complessivo del 26% dell’acidità degli oceani.
• Concentrazioni record di gas serra nell’atmosfera. I livelli dei principali gas serra a lunga vita, anidride carbonica (CO2), metano (CH4)) e protossido di azoto (N2O) hanno toccato nuovi massimi. Nel 2018, la concentrazione globale di CO2 era di 407,8 parti per milione (ppm), 2,2 ppm in più rispetto al 2017. I dati preliminari per il 2019 indicano che le concentrazioni di CO2 sono sulla buona strada per raggiungere o addirittura superare le 410 parti per milione (ppm).
• Aumento emissioni in atmosfera. Le emissioni di anidride carbonica sono aumentate del 2% e nel 2018 hanno raggiunto il livello record di 37 miliardi di tonnellate di CO2.
Le organizzazioni sottolineano oggi l’urgenza di trasformazioni socio-economiche e azioni di riduzione del carbonio in settori chiave come l’uso del suolo e l’energia per evitare pericolosi e irreversibili aumenti della temperatura globale.
Per garantire emissioni nette zero e stabilizzare il clima sarebbe necessario l’accelerazione nell’uso di fonti energetiche rinnovabili, la riduzione della deforestazione e l’espansione dei pozzi naturali di assorbimento di CO2.
Per garantire il rispetto degli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi sarebbe necessario che i paesi aumentassero il livello di ambizione dei contributi nazionali (Nationally Determined Contributions – NDC), altrimenti non sarà possibile evitare di superare l’obiettivo di 1,5 °C.
Se il divario tra le emissioni non verrà colmato entro il 2030, è molto plausibile che l’obiettivo di un aumento della temperatura al di sotto dei 2°C sia anch’esso irraggiungibile.